lettera hPer chi ha come noi parecchi anni di separazione dalla scuola, il verbo “avere senza acca” fa rabbrividire. Ci è stato inculcato talmente tanto, che, almeno per me, è il primo degli errori grammaticali da evitare e quello che noto di più.

Ma non è sempre stato così.

Cito da alcune fonti, tra cui Wikipedia:
Seppure dal 1691 l’Accademia della Crusca stabilisce in modo definitivo che la lettera acca va mantenuta solo nelle quattro forme del verbo «avere» per distinguerle dalle omofone, fu avanzata in passato la proposta di eliminare la lettera h, ad esempio ponendo l’accento sulle quattro voci verbali («ò», «ài», «à», «ànno» invece di «ho», «hai», «ha», «hanno»)-
Nell’Ottocento, Pietro Fanfani (1815-1879) e Giuseppe Rigutini(1829-1903) furono fautori della acca, mentre Policarpo Petrocchi preferiva le forme accentate, suggerite pure dalla Società Ortografica Italiana.
La controversia è proseguita per tutto il periodo compreso tra le due guerre. La rivista di Giuseppe Bottai, Critica fascista, usava il verbo «avere» senza l’acca, che veniva normalmente bandita anche nelle scuole elementari. Un grande sostenitore di questa tesi è stato anche Ferdinando Martini, docente di Letteratura Italiana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa
E’ facile notare sui quotidiani storici dell’epoca, anche titoli in prima pagina del tipo “il Duce à dovuto” o “il Duce à fatto”.

Anche nel secondo dopoguerra, sia il Dizionario Bompiani (per risparmiare diverse decine di pagine) e il Grande Dizionario Garzanti, ritengono queste forme accentate NON erronee, seppur rare e insegnate , a suo tempo, in poche scuole.

Pare che in seguito, l’ideologia sessantottina abbia definitivamente confermato la corrente dell’acca, condivisa anche da molti redattori di giornali (vivi ancor oggi, ed appunto, sessantottini…). L’unificazione di ha, hai, hanno ecc. era meglio comprensibile da tutti i lettori, sia gli istruiti sia i non. Questa istituzione viene tenuta attualmente dalle scuole.

Quindi, spezziamo una lancia per il linguaggio da SMS e da ragazzi, che (forse in modo ignaro) ricalca una tradizione vecchia ormai di un secolo.

Però… almeno mettete l’accento.

CR