Affrontare la lettura di un romanzo consapevoli del fatto che una volta concluso si avrà la possibilità di discutere con l’autore o l’autrice è un’occasione che pensiamo sia preziosa e fondamentale ai fini di comprendere meglio ciò che si nasconde dietro la trama e sentire più distintamente tutte le voci che in esso parlano raccontandoci una storia; la storia di una famiglia e di una donna che, rimasta vedova, combatte per compiere il proprio destino.

Ambientato nel parmense di qualche tempo fa e pubblicato nel mese di luglio 2020, PETRONILLA. LA FORZA DEL VETRO è il romanzo protagonista di questa breve intervista all’autrice, Cristina De Bernardis.

Quando il lettore si accinge a osservare la copertina del tuo romanzo, non può fare a meno di notare due elementi fondamentali che sa, fin da subito, lo accompagneranno fin da subito: una donna, Petronilla, e un materiale tra i più affascinanti che l’uomo sia stato in grado di utilizzare, il vetro. Come nasce l’idea dell’immagine e di un titolo così suggestivo?

Il titolo è uscito immediatamente, non appena ho sentito il desiderio di raccontare la storia di questa donna. Petronilla è un nome inconsueto, così come lo è stata la sua vita. E il vetro, apparentemente fragile, è molto più forte di quanto ci si aspetti, proprio come la protagonista. L’immagine è stata creata dalla grafica Laura Calza e credo evochi perfettamente il fascino e le tante sfumature racchiuse nel vetro e in questa storia.

Passando ora a guardare l’interno del romanzo, il lettore si trova davanti a una dedica davvero singolare:
«Ad Amalia, Annamaria e Mary…
… Tre donne intorno al cor»
Dato che il centro attorno a cui ruota tutta la narrazione è proprio una donna, cosa rappresentano o hanno rappresentato per te queste donne alle quali hai deciso di dedicare il tuo romanzo?

Queste tre donne sono le figure femminili che, fin dall’infanzia, hanno permeato la mia vita. Amalia era la mia nonna materna: intraprendente, dinamica, determinata. Annamaria è mia madre: forte e carismatica, con la quale mi sono scontrata più volte e infine riappacificata. Entrambe sono state fonte di ispirazione per esprimere come immaginavo potesse essere Petronilla. Infine Maria, che ho sempre chiamato “Mary”, è stata la mia seconda mamma, presenza costante nella mia vita e in quella della mia famiglia. Donna generosa, pragmatica e saggia. Non poteva che essere lei la governante e “tata” di Virginia. La dedica vuole essere un omaggio a queste tre figure femminili con le quali ho intessuto un legame speciale e indissolubile.

Suddiviso in due parti, Pteronilla. La forza del vetro narra la storia della famiglia Bormioli e di come Petronilla, rimasta vedova, sia riuscita a riscattare se stessa come donna e lavoratrice riuscendo nella difficile impresa di portare avanti e ingrandire l’industria di famiglia. Suppongo che il nome Bormioli sia ormai noto a tutti gli Italiani per i celebri vasetti in vetro eppure, dietro a quel semplice oggetto si nasconde una storia. Chi erano i Bormioli di Parma e come sei venuta in contatto con la loro storia? Cosa ti ha ispirato?

Bomioli è veramente un marchio conosciuto in tutto il mondo. In particolare per Parma e ancor più per il mio quartiere (San Leonardo) cresciuto attorno e grazie alla vetreria, il nome Bormioli assume ancor più significato. Non credo esista una famiglia nella mia città in cui almeno un suo componente non abbia lavorato per questa industria. La sirena della fabbrica scandiva la vita del quartiere e, pur non avendoci mai lavorato, la Bormioli ha rappresentato una svolta anche nella mia vita. Nel 2005 ho conosciuto il Gruppo Medaglie d’Oro Bormioli Rocco, un’associazione formata da ex lavoratori, il cui scopo è la realizzazione di un Museo del Vetro nella sede storica della vetreria. Mi sono appassionata a questo progetto che, dopo tanti anni di impegno e abnegazione, sta per vedere la luce. Grazie a queste meravigliose persone, in particolare Giorgio Giliotti, sono venuta a conoscenza dell’esistenza di Petronilla Bormioli, antenata dei vetrai, vissuta nell’ottocento e di  cui si avevano scarse notizie. È stato un colpo di fulmine, ho sentito il forte impulso di dare il giusto risalto a questa donna.

Ci sono tante voci che si mescolano nel tuo romanzo, una su tutte, ovviamente è quella di Petronilla; vorresti illustrare brevemente ai nostri lettori coloro che accompagnano la protagonista nel corso della vicenda?

Una delle cose che più mi interessava evidenziare erano le relazioni umane intrecciate dalla protagonista. Maria e Leone, i suoi genitori, si approcciano in maniera opposta, ma complementare, al carattere ribelle di Petronilla: più combattiva la madre, più accomodante il padre. Tra i figli (che nella realtà erano più numerosi) ho messo in evidenza soprattutto Virginia e Domenico; con loro Petronilla si rapporta in maniera contrapposta, come spesso capita nelle famiglie, per una strana mescolanza di fattori. Con le figure domestiche, in particolare Gaspare e la governante Maria, la protagonista instaura un rapporto di fiducia e rispetto reciproco. Infine Gaetano Serventi, figura enigmatica, risveglia il lato più irruento e impulsivo di Petronilla.

Un personaggio capace di ritagliarsi il proprio spazio è Virginia, primogenita di Petronilla: chi o cosa rappresenta questa giovane nel mondo femminile dell’epoca e nel rapporto con la madre?

Virginia mi ha letteralmente preso  la mano. Leggendo le brevi notizie sulla vita di Petronilla mi aveva colpito il fatto che lei convinse le figlie a cedere ai figli maschi le proprie azioni  della vetreria, dietro compenso. Mi sono chiesta: come mai una donna così controcorrente prende una decisione in netto contrasto rispetto alle proprie personali scelte di vita? Immergendomi nel rapporto madre/figlia ho cercato di capirne  le ragioni, attingendo anche alla mia esperienza personale di figlia e madre. Virginia è giovane, per certi aspetti caratteriali molto simile alla madre, ma ancora molto ingenua, fiduciosa nell’amore. Bilanciare i contrasti interiori credo che sia una delle cose più difficili e per le donne, soprattutto in quel periodo storico, lo è ancor di più.

Un altro personaggio in cui il lettore “inciampa” durante la lettura è Maria Luisa d’Austria. Come entra a far parte del racconto questo personaggio, storicamente simbolo e associata alla città di Parma?

La presenza di Maria Luigia a Parma è tuttora palpabile, per i parmigiani, che l’avevano soprannominata la “duchessa buona” è un mito ancora oggi. Mettendo a confronto la vita di queste due donne ho riscontrato molti punti in comune: sono quasi coetanee (Petronilla nasce otto anni dopo la duchessa); si sono sposate entrambe giovanissime (Maria Luigia nel 1810 e Petronilla nel 1812); la fabbrica di Petronilla aveva sede a Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza), all’interno del regno della duchessa. Ho così immaginato plausibile un loro incontro, seppur fugace. La figura di Maria Luigia, che suscitava già allora tanta ammirazione, potrebbe essere stata di sprone per Petronilla. Probabilmente si sono davvero conosciute.

Oltre ai personaggi, nel tuo romanzo anche l’ambientazione geografica prende voce, a suo modo lasciando trasparire il profondo amore per la tua città, Parma: cosa rappresenta quest’ultima per te e per i tuoi personaggi?

È difficile spiegare la profondità del legame che ho con la mia città. La amo intensamente, mi incanto nel guardare la cupola della Steccata o assaporo la bellezza di Piazza Duomo e dei tanti gioielli artistici di cui ho la fortuna di essere circondata. Ma c’è qualcosa che va oltre l’estetica: è la famigliarità dei luoghi, le sensazioni e i ricordi che essi mi suscitano, è il sapore delle tradizioni e del buon cibo, è il senso di protezione e di appartenenza che l’anima della mia città suscita in me. Sono consapevole dei suoi difetti, dei cambiamenti che ci sono stati ed è forte la passione ed il desiderio di impegnarmi per poter contribuire a renderla migliore. Credo che gli  stessi sentimenti animino i personaggi del romanzo.

Quanto lavoro si nasconde dietro le quinte di un romanzo storico che intende conciliare finzione a realtà?

È la mia prima esperienza letteraria ed ho scelto il genere che preferisco come lettrice: il romanzo storico. Scriverlo è stato impegnativo, soprattutto dal punto di vista emotivo. Come potevo pensare di competere con i miei miti (Charlotte Bronte e Jane Austen)? Superare questo senso di inadeguatezza è stato lo sforzo più grande; mi sono lasciata prendere dalla vicenda, dalla curiosità di esplorare sentimenti e avvenimenti, affidandomi alla creatività e all’istinto, facendomi guidare dai personaggi e attingendo dal mio vissuto. Non è stato facile, ma è stato meraviglioso.

Riuscire a trovare l’ispirazione giusta per potersi sedere alla scrivania e impugnare la penna non è sempre facile. Quale routine adotti durante le tue giornate quando ti cali nel mestiere di scrittrice? Da cosa ti lasci ispirare durante il processo di scrittura?

Ho frequentato una scuola di scrittura che mi ha insegnato un metodo, aiutandomi a credere in me stessa e a mettermi in gioco. Le scadenze per consegnare i capitoli sono servite a non perdermi per strada e ad affinare la costanza. Mi piace scrivere con la biro su fogli di carta riciclata, semidistesa sul divano nella stessa posizione in cui di solito leggo. Per trovare l’ispirazione mi immagino la scena, vedo proprio le immagini, ciò che sta accadendo come fosse un film e trascrivo sui fogli, poi seduta alla scrivania, ricopio tutto “in bella”. Il giorno preferito per scrivere è la domenica, inizio al mattino e vado avanti a oltranza.

Con Petronilla. La forza del vetro hai già presenziato a numerosi eventi, per ultimo l’incontro che si terrà nella serata di venerdì 10 settembre presso il Museo Mupac di Colorno. Sono già in vista altre date prima dell’inizio della stagione invernale?

Date certe ancora non sono state fissate, ho contatti con alcuni circoli della mia città, con il Sindaco di Fidenza, che ha mostrato molto interesse per questa storia ambientata nel suo comune e con altre realtà fuori provincia. Spero di concretizzare al più presto un calendario.

Ci sono già altri progetti in corso d’opera?

Ho una grande passione per le farfalle, per me simbolo di rinascita e libertà. Proprio come una farfalla sono attratta da tanti fiori, tante storie che vorrei raccontare… Devo solo decidere dove posarmi.

Per concludere questa breve chiacchierata crediamo non ci possa essere modo migliore se non quello di lasciarvi un momento per calarvi all’interno della narrazione attraverso la lettura dell’incipit di un romanzo d’esordio davvero molto ben riuscito.

Un forte boato. Il letto sobbalzò e Petronilla si ritrovò seduta e sudata. «Cos’è stato?» gridò al marito, immobile al suo fianco; per un istante anche il mondo trattenne il fiato. Poi il letto prese a tremare e a sussultare con violenza. «Luigi!» Petronilla lo strattonò inutilmente. Un forte senso di nausea le impediva di respirare. “Il terremoto! Oh, mio dio!” il viso della donna impallidì. «I bambini!» Petronilla balzò giù dal letto, le gocce di sudore tramutate in ghiaccio, una fitta lancinante all’addome la fece piegare in due e si resse a fatica al baldacchino. “Piccolo mio, non ti agitare” pensò la donna accarezzandosi il grembo gravido. Sentì scalciare e con il palmo della mano si massaggiò la pancia con dolcezza. «Buono, stai buono» sussurrò, e i colpi dentro di sé si placarono, come il sussulto della terra. Avvertì il pianto del piccolo Rocco e si precipitò nella camera dei bambini, che si trovava di fianco alla sua. Una luna gigantesca invadeva le finestre aperte e così Petronilla raggiunse la camera senza bisogno della candela. Trovò occhi spaventati e braccia tese.

––––––––––––––

Cristina De Bernardis, nasce nel 1962 a Parma, dove vive. Lavora presso un’organizzazione di volontariato e collabora da anni con diverse realtà associative della sua città. Appassionata lettrice di romanzi storici che hanno come protagoniste figure femminili indipendenti e controcorrente (in particolare Jane Eyre) è rimasta folgorata dal personaggio di Petronilla. “Petronilla: la forza del vetro” è la sua prima opera pubblicata.

 

––––––––––––––

Per acquistare Petronilla. La forza del vetro ––> CLICCA QUI